TITOLO: Monterossi
GENERE: Crime, Suspense, Comedy
STAGIONI: 1 (in corso)
EPISODI: 6
ANNO: 2022
REGIA: Roan Johnson
CAST: Fabrizio Bentivoglio, Diego Ribon, Donatella Finocchiaro, Martina Sammarco, Luca Nucera, Tommaso Ragno, Bedlû Cerchiai, Beatrice Schiros, Marina Occhionero, Maurizio Lombardi, Gabriele Falsetta, Llir Jacellari, Maria Paiato, Michele Bravi, Carla Signoris, Rinat Khismatouline
PAESE DI PRODUZIONE: Italia
DISTRIBUZIONE: Prime Video
TRAMA
Dal bestseller di Alessandro Robecchi. Una sera Carlo Monterossi, un infelice e famoso scrittore televisivo, trova alla porta una pistola rivolta verso di lui. Iniziano così le sue indagini per capire chi voleva ucciderlo. Incrocerà due efficienti killer, un "morto" che viene a riprendersi un tesoro, e una donna dalle molte vite.
RECENSIONE
Mi hanno sparato.
Direttamente da Sellerio, la casa editrice che ha pubblicato le avventure del commissario Montalbano, ecco che un'altra saga crime tutta italiana, nata dalla penna di Alessandro Robecchi, si trasforma in una serie televisiva. Ci troviamo a Milano, dove facciamo la conoscenza di Carlo Monterossi, un famosissimo autore televisivo che sta attraversando un momento di crisi. Ha infatti avuto una brutta esperienza sentimentale, e il suo programma di punta, Crazy Love, è diventato orribile e insopportanbile per lui. Una sera, aprendo la porta di casa, si ritrova una pistola puntata addosso e per poco non ci lascia le penne. Accortosi che la polizia brancola nel buio e determinato più che mai a scoprire chi ha cercato di farlo fuori e perché, decide di indagare a fondo sulla faccenda con l'aiuto dei suoi assistenti televisivi nonché cari amici Nadia e Oscar, finendo per lanciarsi in un'avventura che sconvolgerà la sua vita per sempre.
Generalmente non guardo serie tv crime, ma devo ammettere che Monterossi non mi è dispiaciuta. L'ambientazione milanese non incarna il solito cliché del mondo dell'alta moda, e la storia, pur mantenendosi soprattutto in un'atmosfera drammatica, presenta una buona dose d'ironia e divertimento. Il suo maggior pregio è costituito dall'ottimo cast e dai personaggi. Fabrizio Bentivoglio ha dato vita a un protagonista molto particolare e interessante, caratterizzato da una grandissima malinconia, ma anche da un senso dell'umorismo che lascia emergere spesso e da un forte senso di giustizia che sviluppa poco a poco nel corso delle puntate, spingendolo ad agire in prima persona. Insieme a lui si muove un cast variegato che comprende ad esempio il classico binomio del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, antagonisti da prendere a sberle e donne in gamba come Nadia, che con la sua intelligenza fuori da comune, la sua simpatia e la sua bontà è diventata la mia preferita. Una menzione speciale meritano Carla Signoris, nel ruolo della determinata e spietata conduttrice di Crazy Love, e Michele Bravi, tornato nelle vesti di attore dopo il debutto ne La compagnia del cigno, la cui presenza è stata la ragione principale che mi ha spinto a guardare la serie. Il suo Manuel Macchi avrebbe meritato molto più spazio, ma per quanto breve la sua performance è stata bella e intensa, e ha reso ancora più trepidante l'attesa dell'uscita di Amanda, film in cui ha un ruolo da coprotagonista che uscirà quest'anno al cinema.
-La polizia cosa dice?
-Non ci stanno capendo un cazzo
-E allora vediamo di capirci qualcosa noi, no?
La serie, suddivisa in due parti da tre episodi ciascuna, riprende i romanzi Questa non è una canzone d'amore e Di rabbia e di vento. La prima parte purtoppo non è riuscita a convincermi in pieno, dal momento che è caratterizzata da un ritmo eccesivamente lento che riesce a trovare un po' di brio soltanto a partire dalla terza puntata. Ben più avvincente interessante è la seconda parte, che oltre ad avere le scene più divertenti e un caso ricco di tensione e colpi di scena offre delle sequenze splendide, una delle quali si svolge al Cimintero Monumentale di Milano.
Monterossi non è certo la serie tv della vita, ma è comunque carina, e offre uno spaccato sul mondo dello spettacolo nelle sue luci e nelle sue ombre, mostrandoci una televisione che tende a creare una vera e propria spettacolarizzazione, o meglio pornografia, del dolore. Inoltre ha una bellissima colonna sonora, composta prevelentamente da canzoni del grande Bob Dylan, un artista che ha un'importanza notevole per il protagonista, in quanto attraverso le sue canzoni gli permette di esprimere emozioni e sensazioni troppo grandi per essere espresse a parole. Se vi piace il genere, datele una possibilità.
-C'è una volta in cui ti devi mettere in gioco tu, in prima persona.
-Carlo, ma che c'hai? Non è da te.
-Mi hanno sempre sparato, eh. Influisce quello.
VOTO: 3/5
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