TITOLO: Koda, fratello orso
TITOLO ORIGINALE: Brother Bear
PRODUZIONE: Walt Disney Pictures, Walt Disney Features Animation
MUSICA: Phil Collins, Mark Mancina, Bulgarian Women Choir
REGIA: Robert Walker, Aaron Blaise
PAESE: Stati Uniti d’America
DURATA: 81 minuti
ANNO: 2003
TRAMA
Quando un giovane ragazzo molto impulsivo, di nome Kenai, viene magicamente trasformato in un orso non gli resterà altra scelta se non guardare il mondo con occhi diversi e apprendere importanti lezioni di vita. Attraverso scenari mozzafiato, animati in maniera magnifica, Kenai incontrerà tutti gli animali selvaggi che abitano la foresta, tra cui la spassosa coppia di fratelli alci Rocco e Fiocco, pelosissimi mammut, montoni e tanti altri!
RECENSIONE
Il mondo è pieno di magia
L’inverno lascia posto alla primavera
Tutto scorre e si trasforma continuamente
Sono orgogliosa di parlarvi un Classico Disney eccezionale. Si tratta di un titolo della Experimental Age (anni 2000-2008), che alla sua uscita fu considerato un flop e che io riprendo in considerazione, scoprendone il suo sottovalutato valore. Sto parlando di Koda, fratello orso, un film in cui l’animazione tradizionale dei personaggi si mescola con i background in grafica digitale, nel quale viene raccontata una storia di amore in una forma spirituale, tra i paesaggi dell’America del Nord-Est, nell’epoca del Pleistocene, quando i mammut vagavano ancora sulla Terra.
La trama pone delle basi interessanti, presentando una storia che parla di amore, di crescita e di maturazione, e lo fa su uno sfondo mistico ed esotico, raccogliendo elementi di tribalismo, leggende e culture native. Tutto comincia in un villaggio inuit, abitato da tre giovani fratelli, Sitka, il maggiore, Denahi, il mediano, e Kenai, il minore e il quale è prossimo a diventare un adulto. Gli eventi sono presentati con dei toni molto reali e maturi, raccontando la vita dei tre fratelli nel loro villaggio, e rappresentando i personaggi con delle caratteristiche che vanno al di fuori degli standard comunemente considerati disneyani. La trama, tuttavia, inizia ad assumere dei tratti più tipici, in seguito alla trasformazione di Kenai in orso, il quale diventa quasi una figura comica, cambiando da così a così. A rendere tutto ancora più disneyano è la comparsa del coccoloso cucciolo d’orso Koda, che guiderà Kenai attraverso i boschi, in un viaggio che lo dovrebbe riportare alla forma umana, e la presenza dei due alci stupidotti, Rocco e Fiocco. Un altro aspetto particolare della trama è che tra i personaggi non c’è una reale dicotomia tra buoni e cattivi, e anzi esistono solo sfumature e punti di vista. Questo tratto era già stato in parte preso in considerazione con Il Pianeta del Tesoro, ma in questo film viene sviluppato al meglio.
I personaggi sono caratterizzati con tratti del tutto realistici, soprattutto nella parte che precede la trasformazione. I tre fratelli sono decisamente molto umani, con molti lati di personalità, senza incarnare stereotipi e senza essere dei personaggi fatti e finiti. Sono realizzati in modo che sembrino dei ragazzi veri, dei normali adolescenti con le loro frustrazioni, insicurezze e paure, ma anche con il loro lato spavaldo. Kenai è il tipico adolescente focoso e impulsivo, talmente ansioso di dimostrasi adulto, che arriva spesso ad esagerare. Denahi rappresenta una personalità più pompata, dotato di presenza di spirito, per il quale si diletta a prendere in giro Kenai. Sitka, invece, è il più adulto dei tre. Ha un carattere molto maturo e consapevole, duro e al tempo stesso paziente coi fratelli. Non di minor importanza, tuttavia, è anche il personaggio di Koda, che rappresenta invece l’infanzia, e ha la stessa spontaneità e vivacità dei bambini. In qualsiasi caso, tutti i personaggi principali sono molto dinamici, la loro evoluzione viene percepita in modo intenso, senza che mantengano troppi tratti intatti. Il personaggio che, personalmente, ho trovato più dinamico e Denahi, che all’inizio si dimostra buffone e un po’ stupido, per non dire anche sarcastico e cinico. Successivamente, però, diventa più serio e inizia una graduale evoluzione in negativo, per poi redimersi e uscirne anche lui trasformato. La sua trasfomazione è senz’altro quella che si percepisce più a occhio. Il personaggio che invece è meno dinamico è proprio Koda, il quale, nonostante abbia anche lui una fase di passaggio, tuttavia la sua innocenza e la sua freschezza si mantengono intatte; Koda è più che altro un personaggio svolta, il cui scopo è far crescere Kenai. Per quel che riguarda Sitka, anche lui può sembrare, in parte, un personaggio con scopo solo funzionale, ma rispetto a Koda è più dinamico, dato che comunque subisce anche lui una palese trasformazione. Giudicando in maniera obbiettiva, Sitka è senza dubbio il miglior personaggio, se lo si guarda dal punto di vista della sua maturità e della sua capacità di essere una guida per i fratelli, di essere buono sia come capo che come uomo.
Yes, I’m on my way!
Da un punto di vista tecnico, il film è davvero incredibile. Presenta degli scenari molto elaborati, e i personaggi hanno un bellissimo character design, frutto di studi approfonditi, che traggono spunto dal popolo inuit e molto anche dagli animali, soprattutto gli orsi, che vengono resi in un modo originale. Come anticipato, l’animazione in 2D si fonde con il 3D, migliorando l’aspetto visivo e aggiungendo profondità alle scene, creando inoltre una perfetta armonia tra una tecnica più aggiornata e quella dei vecchi nostalgici classici. Il formato della visione parte in 1,75:1 e segue il formato 2,35:1 dopo la scena della trasformazione, come simbolo del cambio di prospettiva da parte di Kenai che passa dall’essere umano ad essere un orso. Tra le scene meglio rese, una è certamente la trasformazione, un momento pieno di magia, che lascia lo spettatore a bocca aperta, incantato dalle note della canzone cantata in lingua inuit dal Bulgarian Women Choir, rendendo la visione una sublime esperienza mistica.
E a proposito di canzoni, qui cominciano le note dolenti, dato che l’adattamento italiano non ha reso bene più di tanto, e anzi fa perdere molta potenza, soprattutto per Great Spirits e On my Way. In merito alla prima, cantata da Phil Collins e adattata per il film da Tina Turner, la cosa che meno mi è piaciuta, è che non ha evidenziato a dovere il legame tra i tre fratelli; in essa, la parte dedicata ai tre ragazzi viene descritta, in italiano, coi seguenti versi: Nella prateria vivevano insieme/Tre fratelli soli laggiù. In originale, l’amore fraterno che li lega è esternato in modo più esplicito: In this wilderness of danger and beauty/Lived three brothers bonded by love. La direzione delle canzoni è stata data proprio al grande Phil Collins, che già aveva collaborato con la Disney per Tarzan, e qui ritorna con la sua voce profonda che aggiunge un tocco in più di misticismo. Per il resto, tralasciando le parti cantate, la colonna sonora, diretta da Mark Mancina, ha reso al massimo l’idea del contesto tribale, combinando la musica d’orchestra con la musica di strumenti etnici. Al contrario delle canzoni, l’edizione italiana rende meglio dal punto di vista del doppiaggio, sul piano emotivo, con degli attori fantastici (Stefano Crescentini come Kenai, Nanni Baldini come Denahi, Fabio Boccanera come Sitka e Alex Polidori come Koda), che riescono a dare pathos ai loro personaggi, rendendo il loro sentimenti e le loro emozioni forti, intense e coinvolgenti. Se però osserviamo il doppiaggio da un punto di vista di senso, è migliore quello originale, soprattutto se consideriamo le le battute ironiche di Denahi. Nei minuti iniziali, questi chiama Kenai, prendendolo in giro, Baby brother, tradotto in italiano come Fratellino minore, termini che fanno perdere molto dell’impatto che la battuta ha in sè, e che sono stati compensati da Nanni Baldini facendo leva sul tono della voce.
In merito ai temi che vengono rappresentati, la Disney ha fatto senz’altro qualcosa di originale, per i tempi in cui il film è uscito, poichè ha oltrepassato quelli che venivano considerati i suoi tradizionali schemi, raccontando una storia piena di drammi, che non escludono la presenza della morte, evocata dal sacrificio di Sitka e dall’uccisione della mamma di Koda. Tuttavia però non possiamo certo aspettarci che un Classico Disney superi una determinata soglia, perché la drammaticità viene comunque smorzata da edulcoramenti, interpretazioni sobrie e parentesi comiche, fatti appositamente per creare un giusto bilancio di toni che rendesse la visione accessibile a tutte le età. Questo può risultare quasi frustrante, se si guarda il film con un punto di vista adulto e si desidera provare delle emozioni più forti. Insomma, la storia parte con uno sfondo spaccatamente realistico e drammatico, seppur con qualche tratto di umorismo, e poi per quasi tutta la fase del viaggio di Kenai per tornare ragazzo è tutta allegria e sorrisi. La drammaticità viene restituita al film nelle sequenze finali, ponendo un lieto fine poco disneyano, non del tutto accomodante, che ci lascia un senso di dolceamaro, facendoci provare un misto di gioia e malinconia. Se Koda, fratello orso fosse stato un manga o un anime, non si sarebbe certamente risparmiato coi drammi, e avrebbe fatto sentire tutto il pieno della sua complessità, sia nella trama, sia nei personaggi che nei temi presi in considerazione.
Tuttavia Koda, fratello orso è un Classico Disney indimenticabile, una scoperta sia per i nostalgici che per le nuove generazioni; una storia che racconta un amore che va al di là dei normali standard cinematografici e che ha in sè qualcosa di profondo e universale.
Brothers all the same
Voto: 4,5/5
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