TITOLO: Limonov
TITOLO ORIGINALE: Limonov
PAESE DI PRODUZIONE: Italia, Francia, Spagna
GENERE: Biografico
ANNO DI PRODUZIONE: 2024
CASA DI DISTRIBUZIONE: Vision Distribution
REGIA: Kirill Serebrennikov
CAST: Ben Whishaw, Viktorija Mirošničenko, Tomas Arana, Corrado Invernizzi, Evgenij Mironov, Andrej Burkovskij, Odin Lund Biron, Maša Maškova, Vadim Stepanov, Vlad Cenev, Sandrine Bonnaire, Céline Sallette, Louis-Do de Lencquesaing, Emmanuel Carrère, Donald Sumpter
DURATA: 138 minuti
TRAMA
La vicenda scandalosa del poeta sovietico radicale Eduard Limonov, che divenne un barbone a New York, successivamente una figura culturale di spicco in Francia e un antieroe in Russia.
RECENSIONE
Ho sempre lavorato nella mia vita e so che i lavoratori sono i cornuti della storia.
Il regista dissidente russo Kirill Serebrennikov, arrivato al suo nono film, decide di raccontare la vita di un altro dissidente (il quale ha però sempre rifiutato questa definizione), ovvero il poeta russo Eduard Limonov. Limonov, liberamente tratto dal rinomato romanzo biografico dello scrittore francese Emmanuel Carrère, uscito nel 2011 e che ha fatto diventare molto popolare in occidente la figura di Limonov.
La trama si basa soprattutto sul racconto dei primi anni della sua giovinezza nell'Ucraina sovietica, dove è divenuto un poeta, proseguendo con gli anni americani a New York, dove viveva come un barbone, fino ad arrivare agli anni della perestrojka di Gorbacëv. Limonov viene mostrato come un personaggio dalle mille sfaccettature ideologiche, che passa da essere un anarcho punk fino a diventare un tipico socialista sovietico e addirittura un nazionalbolscevico. Serebrennikov si concentra poi sul raccontare gli anni edonisti e libertini vissuti in America, che vengono contornati da una splendida colonna sonora composta soprattutto da canzoni di Lou Reed.
In Russia diciamo se vieni al ballo devi essere pronto a ballare.
Il film però mostra in maniera un pò troppo frettolosa la parte della fondazione del Partito Nazional Bolscevico, che Limonov ha creato insieme ad Aleksandr Dugin, uno dei filosofi ritenuti ispiratori di Putin. Questa parte viene narrata a un ritmo eccessivo e si ha la sensazione che il regista abbia bisogno di terminare il lungometraggio. Ci sarebbe invece stato bisogno di un approfondimento maggiore, visto che viene narrato un pezzo di storia russo post caduta del muro di Berlino e post caduta dell'Urss che successivamente avrebbe aperto, pochi anni dopo, all'arrivo al potere di Putin, del quale Limonov era oppositore ma sostenendone l'invasione della Crimea nel 2014, come molto probabilmente avrebbe anche sostenuto l'attuale guerra in Ucraina.
Tutte le sfaccettature e le incongruenze ideologiche di Limonov Serebrennikov le usa come metafora per raccontare la Russia contemporanea, una Russia che Limonov incarna alla perfezione con un unico confuso, complesso miscuglio ideologico che a tratti appare quasi delirante.
Chi è il migliore? Sono io il migliore.
Voto: 3,5/ 5
Nessun commento:
Posta un commento