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mercoledì 30 marzo 2022

Red

 

TITOLO: Red

TITOLO ORIGINALE: Turning Red

GENERE: animazione, fantastico, commedia, avventura

ANNO: 2022

REGIA: Domee Shi

PAESE: Stati Uniti

DURATA: 99 minuti

PRODUZIONE: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures

DISPONIBILITA': Disney+

TRAMA

Red, film diretto da Domee Shi, racconta la storia di Mei Lee, una tredicenne, che in piena tempesta ormonale, durante i difficili e tormentati anni della pubertà, è pronta a vivere quello che lei stessa definisce "l'anno migliore del mondo". Una mattina, però, Mei Lee si risveglia con fattezze per nulla adolescenziali, ma simili a quelle di un grosso panda rosso dal pelo morbidissimo. È sua madre a spiegarle che la sua famiglia è anticamente collegata da un legame mistico con l'animale, che ha causato un difetto del gene.
Questa trasformazione animalesca, però, si innesca soltanto quando la giovane si entusiasma e prova emozioni forti, creandole non poco imbarazzo e situazioni spiacevoli a scuola. Come gestirà Mei Lee questa situazione?

RECENSIONE

Attenzione! Onorare i genitori
è giusto, ma se esageri, poi... Beh...
Dimentichi di onorare te stessa .

Disney e Pixar ci fanno scoprire una storia con delle caratteristiche tutte nuove, tra cui dei temi di grande maturità, che erano già stati introdotti in Inside Out. Temi relativi alla crescita, all'adolescenza, ma anche alla pubertà. Mai, prima di ora, avevamo visto la Disney produrre un cartone che tratta in modo diretto un argomento così delicato, eccezion fatta per Il Gobbo di Notre Dame, il cartone più adulto che la nota casa di produzione abbia mai realizzato, nel quale viene trattato il tema della sessualità, che viene espresso nell'amore maniacale di Frollo per Esmeralda. Ma con Red andiamo più indietro, affrontando le questioni intime dal punto di vista di una ragazzina di Toronto, nata in una famiglia di origini cinesi.

Trama e sviluppi coerenti che raccontano, in chiave metaforica, una semplice storia di preadolescenti che attraversano la fase in cui inizia il passaggio verso l'età adulta, facendo fronte sia alle cose belle che alle situazioni critiche di tale periodo. Mei, la protagonista, si ritrova a dover gestire in maniera più forte queste crisi, poiché la sua famiglia nutre grandi aspettative nei suoi confronti, e deve gestire anche il conflitto tra il suo desiderio di realizzarsi e l'amore per i genitori, tra il sentimento d'indipendenza e quello di devozione ai suoi cari. La sua trasformazione nel panda rosso è una perfetta allegoria che manifesta questo suo conflitto, ed è anche simbolo della tempesta ormonale della pubertà, del momento in cui si sviluppano nuovi stimoli, che vengono esternati da comportamenti istintivi, nei quali si esprimono emozioni forti.

 Mi piacciono i ragazzi,
la musica ad alto volume,
adoro agitare i fianchi.
Ho tredici anni, accettalo!
 
I temi del film, anche se vengono rappresentati con degli elementi fantastici e metaforici, tuttavia vengono espressi apertamente, e dal punto di vista femminile, altra novità se si considera che, negli anni passati, le femmine non potevano avere una propria pubertà. I personaggi sono, per la maggior parte, femmine, però sono tutte delle femmine che vanno al di fuori degli stereotipi di femmina disneyana dall'animo candido. Merida dal film Ribelle - The Brave aveva già introdotto un nuovo modello di personaggio femminile e con Red ci ritroviamo delle ragazze che sono delle maschiacce in tutto e per tutto. Sono anche originali alcuni nuovi elementi grafici, se li considera nel contesto della Disney, tra cui gli occhioni che luccicano e le gocce di sudore sul viso, che ricordano molto i manga. 
Questa pellicola può essere un'ottima ispirazione per tutti e soprattutto per i bambini che si avvicinano alla preadolescenza. La trama e i temi invitano gli adulti a stare vicini ai figli in un periodo difficile, ma anche a comprendere i loro bisogni, poiché i ragazzini iniziano ad affacciarsi al mondo.

E sì, a volte mi manca la mia vecchia vita,
ma niente resta uguale per sempre.
Tutti abbiamo la nostra bestia interiore,
un lato incasinato chiassoso e strambo
di noi che teniamo nascosto. Molti non
lo mostrano mai. Ma io l'ho fatto!

Voto: 5/5



martedì 29 marzo 2022

"I gelati sono finiti", di Francesco Sala

 


TITOLO: I gelati sono finiti

AUTORE: Francesco Sala

CASA EDITRICE: Transeuropa

GENERE: Narrativa contemporanea

PAGINE: 162

DATA DI PUBBLICAZIONE: 31 gennaio 2022

PREZZO: € 15,00



TRAMA



Biagio galleggia sulla crisi incombente della sua attività di ristoratore, all'inizio di un'estate impietosa. Incapace di trovare soluzioni per invertire la rotta, in capace persino di trovare in sé le ragioni per reagire. O anche solo resistere. Sul lento fallimento della Pizzeria Vulcano, si specchia quello intimo di chi ruota attorno a quel luogo- dipendenti e clienti- ma anche il fallimento collettivo di una provincia desertificata, inacidita; incattivita in una insofferenza, facile e consolatoria, nei confronti degli immigrati. Insofferenza che cova sotto le ceneri.



RECENSIONE



La premiata Pizzeria Vulcano di Russo Biagio, per anni la migliore della zona, ancora un po' e tira giù la serranda e ciao.



In passato ho recensito opere di amici virtuali e compagni di casa editrice, e oggi ho il piacere e l'onore di recensire il romanzo d'esordio di mio cugino, italiano di nascita e londinese d'adozione. La storia si svolge nella provincia milanese, dove il protagonista Biagio dirige da oltre trent'anni la Pizzeria Vulcano. Una volta era molto frequentata, ma da un po' di tempo a questa parte gli affari hanno cominciato ad andar male, e come se non bastasse è arrivata la pandemia a dare il colpo di grazia. Così, nel bel mezzo dell'estate, sullo sfondo di una provincia sempre più degradante priva di autentici rapporti umani, Biagio comincia a rendersi conto che di lì a poco sarà costretto ad arrendersi e a chiudere i battenti.

I gelati sono finiti è un romanzo d'esordio bello e interessante che si legge tutto d'un fiato. Con uno stile schietto e asciutto, l'autore ha tratto spunto dalla vicenda dello zuccherificio di Casei Gerola per offrire un doloroso ritratto dei dipendenti costretti a subire il fallimento e la chiusura di un'impresa. I personaggi, a partire da Biagio, sono tutti disillusi, cinici, privi di qualsivoglia slancio emotivo, e poco a poco ne apprendiamo la vita quotidiana, il passato, le speranze trasformate in delusioni. Il più interessante, nonché quello a cui l'autore è più affezionato, è senza dubbio Yoghi, l'amico e collaboratore del protagonista, la cui storia mi ha rattristata e turbata non poco. Intorno a loro, ruotano tante altre figure particolari, tra cui il compagno di un viaggio in treno conosciuto semplicemente come il napoletano e la mamma che ogni tre per due tira fuori un necrologio, che come ho già detto si muovono sullo sfondo della provincia milanese, in un quadro inedito e di connotazioni autobiografiche. E a proposito di connotazioni autobiografiche, uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato è il fatto che spesso compaiono delle immagini legate all' infanzia e agli anni '80 e '90. L'immagine che più mi ha colpita è quella che dà il titolo al libro: il frigo dei gelati che a un certo punto, sul finire dell'estate, si svuota completamente, mentre il barista annuncia che: <<I gelati sono finiti.>>




Nel rinnovare in silenzio la promessa inespressa, scontata, di continuare oltre - di navigare a vista, senza una meta - i gelati sono finiti.



Il libro è permeato da un'atmosfera disincantata e malinconica, accentuata dal contesto pandemico. Ma contrariamente a quanto possa sembrare, non si tratta di un'opera sulla pandemia, che ne è soltanto la punta dell'iceberg, ma sulla decadenza e la stanchezza della società e sulla fine delle illusioni. Ognuno dei protagonisti ha smesso di desiderare qualcosa di grande da tempo, o forse non ha mai cominciato, e continua a navigare a vista in un mare di rassegnazione, persino chi è più giovane. Tutti quanti si trascinano inesorabilmente verso la rovina, e si ritrovano ad assistere o a vivere in prima persona momenti tragici senza provare alcun briciolo di empatia, fino ad arrivare a un finale sconvolgente vissuto in un'inquietante e spaventosa indifferenza.

Nonostante io non sia il target ideale e in genere prediliga letture che abbiano almeno un pizzico di speranza e salvezza, ritengo che I gelati sono finiti sia un romanzo molto valido e un esordio più che promettente per l'autore, che spero possa regalarci altri nuovi entusiasmanti lavori in futuro.



-Com'è?

-Com'era, è


VOTO: 4/5











lunedì 28 marzo 2022

Licorice Pizza

 

  


TITOLO: Licorice Pizza

TITOLO ORIGINALE: Licorice Pizza

GENERE: Commedia, sentimentale

PAESE DI PRODUZIONE: Stati Uniti d'America 

ANNO DI PRODUZIONE: 2021

CASA DI DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures

REGIA: Paul Thomas Anderson

CAST: Cooper Hoffman, Alana Haim, Sean Penn, Bradley Cooper, Tom Waits, Benny Safdie, Maya Rudolph, Skyler Gisondo, George Di Caprio, Mary Elizabeth Ellis, John Micheal Hill, Joseph Cross, John C. Reily, Emma Dumont

DURATA: 133 minuti  

 

TRAMA

La storia di Alana Kane e Gary Valentine, cresciuti nella San Francisco Valley degli anni 70, nello stato californiano. Il film racconta il loro passi esitanti sulla via dell'amore.

RECENSIONE

Certo che vado al cinema.

Gary Valentine (Cooper Hoffman) è un adolescente brufoloso e in sovrappeso che vive a Encino, un quartiere di Los Angeles. Brillante e dalla battuta sempre pronta, incontra Alana Kane (Alana Haim), una ragazza di dieci anni più grande. Lui le offrirà subito il suo cuore. Alana lo accetterà come "amico"  e i due diventano soci in affari. Gary è molto intraprendente e incomincia a vendere materassi ad acqua e poi flipper. Quell'eterno amore giurato ad inizio film sarà davvero amore? Eterno?

Licorice Pizza è un'autentica dichiarazione d'amore verso l'adolescenza da parte di Paul Thomas Anderson. Come avviene in praticamente ogni film del regista statunitense, si parte da un fatto minimale che finisce poi per scatenare tutta una serie di eventi inaspettati. Succede così  pure in Licorice Pizza, dove nel piano sequenza iniziale vediamo Gary che invita a cena Alana e da  lì partono tutti gli eventi che nel film vengono narrati.

Con Licorice Pizza Paul Thomas Anderson fa un ritorno alla proprie origini, ai tempi di Boogie Nights, riproponendo quello stesso stile retrò che aveva utilizzato nella pellicola che lo ha reso famoso. Nel film  sono inoltre presenti molti riferimenti all'adolescenza del regista. Infatti, Licorice Pizza, era una casa di produzione discografica della quale lui acquistava i vinili quando era ragazzo.

  

Hai un naso molto da ebrea che sta diventando di moda.

Nella colonna sonora sono presenti numerosi brani di autori musicali degli anni 70 come David Bowie, Paul McCartney, Chuck Berry e i Doors. Licorice Pizza è un film che racconta, attraverso l'amore di due adolescenti, quei gloriosi anni, con uno stile  melanconico. Il personaggio che più incarna gli anni settanta  è l'eccentrico produttore discografico interpretato da un ottimo Bradley Cooper, che seppure appare per soli sette minuti, fornisce un'interpretazione da Oscar. Ma la vera sorpresa della pellicola è il duo costituito dalla cantante Alana Haim, all'esordio cinematografico, e dal figlio del compianto Philip Seymour Hoffman, Cooper, il cui padre ha realizzato numerose pellicole con Paul Thomas Anderson, ed è lui la vera rivelazione del film, con la sua bellissima interpretazione.  Anderson ha voluto anche rendere omaggio al cinema di quegli anni con i personaggi interpretati da Sean Penn, che nella pellicola interpreta l'attore Jack Holden con un chiaro riferimento al grande attore William Holden, e Tom Waits che nel film interpreta Rex Blau, riprendendo i tratti di vari registi di quei tempi.

Licorice Pizza è un film che racconta la forza e l'ingenuità dei sogni adolescenziali attraverso una visione romantica e nostalgica dell'adolescenza, periodo fondamentale della vita che il film evoca perfettamente.

 

Sei una maledetta combattente del cazzo. Mi piace.

Voto: 4,5/5



 

 

 

  

domenica 27 marzo 2022

"Il sorriso di Jesse", di Angelique Jurd

 


TITOLO: Il sorriso di Jesse

TITOLO ORIGINALE: Jesse's smile

AUTORE: Angelique Jurd

CASA EDITRICE: Quixote Edizioni

GENERE: Romance MM contemporaneo

PAGINE: 468

DATA DI PUBBLICAZIONE: 12 gennaio 2020

PREZZO EBOOK: € 4,99

PREZZO CARTACEO: € 16,50



TRAMA



Jesse Peterson ha ventisei anni e ama lavorare in un negozio di animali. Ama i gatti, i cani e in particolar modo Sniffles, il coniglio. Quello che non ama è il modo in cui le persone danno per scontato che sia ritardato. Che non riesca a occuparsi di se stesso, che non sia un uomo.Perciò quando un nuovo cliente, venuto a comprare cibo per il suo gatto, gli chiede di uscire, Jesse fa fatica a capirne il motivo. Lui sa di non essere stupido, ma nessun altro sembra capirlo. La gente vede in lui solo un giovane attraente, il cui sorriso sembra la cosa più brillante che possiede.Drew Oliver non è “le altre persone”. Insegnante di liceo con una storia di decisioni personali sbagliate, Drew è paziente, affettuoso, e non gli importa che Jesse sia diverso. Vuole solo farlo sorridere il più possibile.Sembrano tutti avere un’opinione sulle differenze tra Drew e Jesse, e pochi sembrano notare le cose che hanno in comune. Può la loro relazione sopravvivere allo scrutinio e al giudizio di chiunque attorno a loro? E quando una delle pessime scelte di Drew torna dal passato, l’amore sarà sufficiente per aiutarli a sopravvivere a quello che succederà?



RECENSIONE



Non sei rotto, sei solo diverso.


Inizialmente avevo pensato di tenermi da parte questo romanzo per la giornata della consapevolezza sull'autismo, ma in questo periodo c'è bisogno più che mai di tenerezza, perciò eccoci qui. La storia parla di Jesse, un bellissimo ventiseienne autistico, dislessico, con la sindrome di Mears-Irlen (stress agli occhi) e alcune caratteristiche legate al DOC che ama gli animali e i film fantasy e di fantascienza. Il giorno in cui Drew, professore d'inglese trentaquattrenne, trova una gattina randagia sulla porta di casa, decide di tenerla con sé e si reca proprio nel negozio di animali in cui lui lavora, difendendolo dagli insulti di un cliente cafone. Jesse è convinto che nessuno potrebbe mai amarlo davvero, eppure Drew inaspettatamente gli chiede di uscire. Ben presto, tra i due sboccia un sentimento molto intenso, che però rischia di essere compromesso dai pregiudizi, dalle preoccupazioni delle rispettive famiglie e dal passato di Drew. Un passato doloroso ed estremamente pericoloso.

Avevo aspettative molto alte, e sono felice di poter affermare che Il sorriso di Jesse le ha soddisfatte in pieno. L'autrice ha dato vita a un romanzo molto intenso e romantico che affronta temi importanti e delicati con molta cura, senza cadere negli stereotipi che in storie di questo tipo rischiano sempre di pendere come una spada di Damocle sulla testa. Jesse è un bellissimo personaggio, in tutti i sensi: è sensibile, intelligente, spesso senza filtri, ama gli animali, e nonostante le mille difficoltà riesce ad affrontare la vita quotidiana con un sorriso, sostenuto dall'affetto delle persone che lo circondano. Da autistica mi sono sentita ben rappresentata, e ho molto apprezzato il fatto che faccia stimming, ovvero azioni ripetitive autostimolanti, che per lui consiste nell'accarezzare peluche e altre cose morbide. Anche Drew è un bel personaggio, perché è gentile, paziente e non cerca di aggiustare Jesse come se fosse difettoso: vuole entrare nel suo mondo e comprenderlo al meglio. La loro storia d'amore è tenera, romantica e passionale, e non mancano sequenze ad alta sensualità, il che dimostra che anche le persone non neurotipiche possono avere una relazione sentimentale e sessuale appagante.







Non sei come le altre persone. Non sei comune e non sei ciò che tutti chiamano normale. Ma a me non importa. Ti amo lo stesso. Queste cose, l'autismo, il tuo ID, la tua dislessia e ogni fottuta piccola cosa che hai... fa tutto parte di ciò che ti rende chi sei. E io amo chi sei.



Se vi aspettate di leggere questo libro tranquillamente seduti in poltrona senza alcuna preoccupazione, vi sbagliate di grosso. Ci saranno dei momenti in cui vi sentirete male per colpa di antagonisti dagli atteggiamenti omofobi e abilisti, soffrirete per una certa sequenza molto violenta che mi ha costretta a prendere una pausa, e vi si spezzerà il cuore durante gli episodi di meltdown e i momenti dissociativi. Ma allo stesso tempo vi riempirà l'anima di speranza, vi farà comprendere che la sfida più grande per le persone autistiche non è l'autismo in sé, ma il comportamento delle persone che stanno loro intorno, e vi ricorderà che tutti possono e meritano di avere una grande e splendida storia d'amore come quella di Jesse e Drew. Perciò fatevi un regalo al cuore e leggete Il sorriso di Jesse. Vi farà un gran bene.



Ti prendi cura di me lasciando che ti ami e amandomi a tua volta.



VOTO: 5/5






lunedì 21 marzo 2022

The Batman

 

  

TITOLO: The Batman

TITOLO ORIGINALE: The Batman

GENERE: Azione, drammatico, noir, thriller

ANNO DI PRODUZIONE: 2022

PAESE DI PRODUZIONE: Stati Uniti d'America

CASA DI DISTRIBUZIONE: Warner Bros.

REGIA: Matte Reeves

CAST: Robert Pattinson, Zoe Kravitz, Colin Farrell, Jeffrey Wright, Paul Dano, Andy Serkis, John Turturro.

DURATA: 176 minuti    

  

TRAMA

Tratto dal popolare fumetto ideato da Bob Keane e Bill Finger, l'oscuro supereroe Batman combatte il crimine usando un costume da pipistrello, mentre è alla costante ricerca dei segreti del suo passato.

RECENSIONE

Chi sei tu? - Sono vendetta. 

Due anni trascorsi a pattugliare le strade di Gotham City, nei panni di Batman, incutendo paura ai criminali che dominano la metropoli,  hanno portato il miliardario Bruce Wayne a conoscere le più profonde tenebre della città. Potendo contare sulla fiducia di pochi alleati, tra cui il suo storico maggiordomo Alfred e il tenente James Gordon,  il solitario vigilante mascherato  diverrà l'unico a rappresentare il desiderio di riscatto della cittadinanza. Quando uno spietato assassino, denominato l'Enigmista, prende di mira l'élite della città, con una serie di malvagi stratagemmi, lascia dietro di sé una scia di indizi che indurranno il supereroe  a indagare negli oscuri bassifondi della metropoli, dovendosi confrontare con personaggi come Selina Kyle/Catwoman, Oswald Cobblepot/ Il Pinguino, Edward Nashton/L'Enigmista e il malavitoso Carmine Falcone. Ormai vicino a una soluzione, e con lo scopo dei piani del malfattore divenutogli chiaro, Batman deve stringere delle alleanze, smascherare il colpevole e contrastare l'abuso di potere e la corruzione che affliggono Gotham da diverso tempo.

Viene naturale accostare The Batman di Matt Reeves alla trilogia del Cavaliere Oscuro diretta dal regista britannico Christopher Nolan. Il paragone ovviamente non regge e la trilogia di Nolan rimane superiore. Il film diretto da Matt Reeves è però il miglior blockbuster prodotto da Hollywood  dopo la realizzazione della trilogia di Nolan.

Il Batman interpretato da Robert Pattinson non è il classico Don Giovanni miliardario, come viene spesso rappresentato.  E' un Batman più cupo, tormentato e dipendente dal suo passato. Per riscrivere il personaggio, Matt Reeves, ha dichiarato di essersi ispirato alla rockstar dei Nirvana Kurt Cobain. Ormai da un po' di tempo a questo parte Robert Pattinson sta tentando di togliersi le spoglie del romantico vampiro Edward Cullen, che ha interpretato nella saga di Twilight. Ed è riuscito a lavorare con registi del calibro di David Cronenberg e con lo stesso Christopher Nolan in Tenet. La sua interpretazione   è molto intensa ed è uno dei lati che convincono della pellicola.

 

Avanti vendetta, mettiamoci nei guai.

In The Batman l'eroe mascherato si confronta con numerosi cattivi che esistono nel fumetto. Questo proliferare di storici avversari di Batman fa distrarre un po' il pubblico e lo confonde. Il cattivo che più convince è  l'assassino psicopatico denominato l'Enigmista, interpretato dal bravissimo Paul Dano. L'Enigmista ricorda molti tipi di assassini che ci sono stati nella realtà ed è dichiaratamente ispirato a Zodiac, un assassino seriale che ha commesso vari omicidi in California negli anni 60.

Molto convincente è anche l'oscura fotografia di Greig Fraser, che rispecchia in pieno lo spirito di Batman e che si intona molto bene con la colonna sonora, ad esempio  nella parti in cui è presente Something in the Way dei Nirvana. In conclusione, anche se The Batman non è il miglior film sul vigilante mascherato, si può dire che Matt Reeves è riuscito a fare un buon lavoro, dando la propria versione originale dell' Uomo pipistrello e realizzando un onesto prodotto di intrattenimento.

Sei venuto. Ho cercato di raggiungerti.

Voto: 3,5/5



 

 

lunedì 14 marzo 2022

Belfast

 

TITOLO: Belfast

TITOLO ORIGINALE: Belfast

GENERE: Drammatico, biografico, storico

PAESE DI PRODUZIONE: Regno Unito 

ANNO DI PRODUZIONE: 2021

CASA DI DISTRIBUZIONE: Universal Pictures

REGIA: Kenneth Branagh

CAST: Citrìona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciaràn Hinds, Jude Hill, Colin Morgan,Lara McDonnell, Gerard Horan, Conor MacNeill, Lewis McAskie, Olive Tennant, Josie Walker

DURATA: 97 minuti

     

TRAMA

Belfast  racconta la vita di una famiglia operaia e del loro secondogenito durante i difficili anni 60 nella capitale dell'Irlanda del Nord.

RECENSIONE

Se loro non ti capiscono, allora non ti ascoltano.

Buddy è un bambino di nove anni che arriva da una famiglia protestante e operaia che vive nei sobborghi di Belfast. Durante gli anni dei Troubles il padre lavora in Inghilterra e la madre resta a casa ad accudire i figli. La tranquillità del quartiere nel quale Buddy vive con la sua famiglia verrà messa a dura prova durante la guerra civile tra le due Irlande e dalla diatriba tra cattolici e protestanti. L'innocente Buddy si unirà ad una banda di piccoli criminali dove compirà alcuni piccoli atti delinquenziali assieme alla sua amica più grande di lui. Ma con l'affetto dei nonni e della sua famiglia, il primo amore per la sua compagna di classe e con il perdono dei genitori, il piccolo Buddy riuscirà a salvare il suo buon nome. Ben presto però, il "Boss" del quartiere  darà parecchi problemi al padre di Buddy e tutta la famiglia si ritroverà coinvolta in una faida che nessuno comprende e che li porterà a prendere una decisione molto difficile.

Kenneth Branagh descrive la complessità della guerra civile nordirlandese attraverso un racconto semiautobiografico della propria infanzia. La sceneggiatura di Belfast è dotata di un forte sentimentalismo che è molto rafforzato dalla bellissima fotografia in bianco e nero.

     Belfast sembra un racconto quasi fiabesco del terribile conflitto che sconvolgeva alla fine degli anni 60 la capitale nordirlandese. La narrazione è strutturata sui molti ricordi d'infanzia che il regista conserva e ciò rende la storia che viene raccontata più completa e aiuta a comprendere meglio le difficoltà che lui e la sua famiglia hanno vissuto in quegli anni.

  

Gli irlandesi sono nati per emigrare. O nel resto del mondo non ci sarebbero i pub.

Il lungometraggio si avvale anche delle notevoli interpretazioni, tra cui quella dell'attrice premio Oscar Judi Dench, una delle attrici britanniche più popolari al mondo. Il raccontare le proprie vicende biografiche ha permesso a Branagh di non dare alla pellicola un taglio faziosamente politico riuscendo in questo modo a raccontare quel preciso periodo storico in modo semplice,  dando la precedenza al lato umano di questa tragica vicenda. Branagh è stato bravo nel saper creare un equilibrio tra le regole registiche e il lato emotivo che inevitabilmente non lo lascia indifferente.

Belfast non è un film che ha la pretesa  di narrare dei fatti storici in maniera compiuta, ma ha il coraggio di rappresentare la drammaticità della guerra attraverso gli occhi innocenti e e ingenui  di un bambino che si ritrova travolto da quei terribili eventi. Belfast  è un film che riesce a toccare delle corde emotive molto profonde e che non racconta solamente la storia di Kenneth Branagh, ma di tutti i bambini che hanno vissuto e che vivono una guerra.

Non importa quanto vai lontano. Non dimenticherai mai da dove vieni.

Voto: 4/5




 

 


  

domenica 13 marzo 2022

"Quattro- Il sigillo infernale", di Luca Farru

 


TITOLO: Il sigillo infernale

SAGA: Quattro #3

AUTORE: Luca Farru

CASA EDITRICE: Sperling & Kupfer

GENERE: Urban Fantasy contemporaneo con romance FM ed MM

PAGINE: 391

DATA DI PUBBLICAZIONE: 15 febbraio 2022

PREZZO EBOOK: € 9,99

PREZZO CARTACEO: € 17,90



TRAMA



Dopo le ultime e terribili rivelazioni sul destino del mondo sovrannaturale, Cody, Matt, Rose e Sybil si preparano a incontrare May, l'unica sopravvissuta alla Strage dei Mille nonché l'unica in possesso delle informazioni per distruggere Serafyn. Tradito da chi considerava alleato e che ora trama per rovesciarlo, il demone è pronto a una grande dimostrazione di forza e sta orchestrando un attacco letale contro Nuramen, roccaforte dei guardiani un tempo inespugnabile che ora rischia di venire travolta dai nemici annidati persino entro le sue mura. Con lo scontro tra il Bene e il Male ormai alle porte, le alleanze diventano infatti sempre più mutevoli e fidarsi completamente di qualcuno è impossibile. I Quattro riusciranno a portare a termine la missione per cui sono stati scelti dagli angeli o soccomberanno in balia di forze più potenti di loro?



RECENSIONE



Bene e male, due facce della stessa medaglia, un connubio perfetto che non sopravvivrebbe se incompleto, l'equilibrio che rende tutti noi un po' santi e un po' peccatori.



E dopo tanti mesi, eccoci finalmente giunti al capitolo finale della trilogia Quattro. Avevamo lasciato i nostri Cody, Sybil, Matt e Rose sani e salvi a Nuramen a concedersi un attimo di tregua, e ora li ritroviamo pronti a partire per Mosca, dove dovranno incontrare la giovane strega May, l'unica a conoscere il sistema per sconfiggere il malvagio demone Serafyn. Ottenute le informazioni necessarie e sopravvissuti per miracolo a un'imboscata, i Quattro sono costretti a dividersi e ad affrontare prove difficilissime per portare a termine la missione. Nel frattempo Serafyn si prepara a scatenare l'attacco finale ed è disposto a qualsiasi cosa, anche a colpire le persone che i Quattro amano di più.

Il sigillo infernale è senza ombra di dubbio il miglior romanzo della trilogia, con una storia avvincente in perfetto equilibrio tra introspettività e azione. Tutti i protagonisti compiono un'importante e definitiva evoluzione che li porta a realizzare una volta per tutte chi sono davvero, e questo oltre a farmi consolidare l'affetto per i miei preferiti, mi ha permesso di rivalutare positivamente personaggi che nel secondo capitolo mi avevano delusa per i loro comportamenti. Naturalmente non mancano i personaggi che meriterebbero di essere presi a ceffoni, sia tra i cattivi, sempre più spietati, sia tra i buoni, a riprova del fatto che le cose non sono mai bianche o nere.

L'aspetto che più di ogni altro ho apprezzato è il fatto che il romanzo è caratterizzato principalmente da due opposti cardini: la guerra e l'amore. Se da un lato vengono mostrati gli orrori dei conflitti, spaventose sconfitte dell'umanità che dovrebbero restatre tra le pagine dei libri, dall'altro grande spazio è lasciato ai sentimenti, una luce di speranza in mezzo a tanto dolore. Tanti sono i momenti di tenerezza e passione, frammezzati tuttavia da corse spericolate sulle montagne russe, soprattutto per una coppia (ovviamente la mia preferita, giusto per farmi penare). Si tratta di amori molto belli, sbocciati tra innamorati con un sogno meraviglioso: poter vivere nella pace, accanto alla persona amata.






Siamo in guerra, continueranno ad accadere cose brutte. L'unico modo per affrontarle senza perdere la testa è aggrapparsi alla speranza e a ciò che proviamo l'uno per l'altro.



Non aspettatevi una conclusione felice a tutto tondo fatta solo di zucchero filato, unicorni e arcobaleni. Quello che vi aspetta è un finale dolceamaro, raggiunto tra mille insidie e colpi di scena che tengono col fiato sospeso fino alla fine. Ci si rattrista in certi momenti? Certamente, ma nonostante tutto non potrete fare a meno di sorridere, perché ognuno dei protagonisti si avvia verso un finale adatto al percorso individuale, ai desideri e alle necessità di ciascuno di loro. Per alcuni personaggi secondari invece le questioni rimangono aperte, e sembra che al momento non ci sia alcuna speranza di vederle approfondite in un eventuale spin-off, ma mai dire mai.
In ogni caso, la trilogia Quattro è stata davvero avvincente e interessante, e sicuramente l'autore, già impegnato in un nuovo progetto, continuerà a far parlare di sé.



L'amore non conosce rinunce.


VOTO: 4/5











lunedì 7 marzo 2022

Occhiali neri

  

TITOLO: Occhiali neri

GENERE: Thriller, poliziesco, giallo

PAESE DI PRODUZIONE: Italia, Francia

ANNO DI PRODUZIONE: 2021

CASA DI DISTRIBUZIONE: Vision Distribution

REGIA: Dario Argento

CAST: Ilenia Pastorelli, Asia Argento, Xinyu Zhang, Maria Rosaria Russo, Andrea Gherpelli, Guiglielmo Favilla,  Paola Sambo, Ivan Alovisio, Gennaro Iaccarino, Mario Scerbo, Mario Pirrello, Fabrizio Eleuteri

DURATA: 90 minuti

 

TRAMA 

Occhiali neri, il nuovo film diretto da Dario Argento, è ambientato a Roma, in un giorno estivo di eclissi solare : il sole rovente è oscurato e il buio è calato sulla città, come ambasciatore di un oscuro presagio. Si racconta la storia di Diana (Ilenia Pastorelli), un'escort di lusso, che viene inseguita da un aggressore, a bordo di un furgone, che si rivela essere un assassino di prostitute. Nel tentare di sfuggirgli, la ragazza finisce per provocare un terribile incidente stradale. Al suo risveglio le viene comunicato che ha perso la vista. Ora Diana dovrà imparare a condurre una vita da non vedente, ma in questo percorso è accompagnata dal cane lupo Nerea e da Chin, il bimbo orfano che ha perso i propri genitori nell'incidente del quale Diana è stata vittima; i due diventeranno i suoi occhi.  L'assassino, però, è determinato a portare a termine ciò che aveva iniziato e a Diana non resta che provare a fuggire, con l'aiuto dei suoi due amici. Ma come finirà questo gioco del gatto con il topo?

RECENSIONE

 Era salita in camera di un nostro cliente - Prima di lei ci sono state tre vittime. Tutte prostitute.

Diana è un'escort che lavora  negli alberghi della capitale italiana. Bella e disinibita, ha un'idea precisa di cosa voglia fare o meno con suoi clienti, non esitando a rifiutare certe richieste che le appaiono come inappropriate. Le strade di Roma  si macchiano del sangue delle prostitute che vengono uccise da un misterioso assassino che le prende  di mira, inseguendole con un furgone e che poi finisce per strangolarle con una corda e soffocarle nel loro stesso sangue. Diana riesce a scampare ad un primo attacco, causando però un terribile incidente che la rende cieca e che rende orfano un bambino cinese chiamato Chin. Lei stessa dovrà far fronte alle conseguenze dell'incidente che le cambieranno per sempre l'esistenza. Chin deciderà di vivere con lei e tra i due nascerà una tenera amicizia, ma i due dovranno vedersela con l'assassino che è ossessionato dalla donna e che uccide ogni persona che si frappone tra lui e Diana.

Dunque, bisogna essere sinceri: Occhiali neri è un film che si va a vedere semplicemente per affetto verso il cinema di Dario Argento. La storia di Occhiali neri è una storia che Argento ha già raccontato in tante altre pellicole nella sua lunghissima carriera. Il regista di Suspiria e di Profondo rosso  di fatto non fa null'altro che ripetere se stesso.

Il lato peggiore del film è la recitazione. Asia Argento, la figlia del grande regista romano, che nel film interpreta l'assistente sociale che si prende cura di Diana, praticamente non sa recitare. La Pastorelli invece se la sfanga ma solamente per il fatto che il personaggio sembra scritto praticamente per lei.


 Che cosa si ricorda? Mi ha detto che è stata inseguita in macchina.

L'operazione realizzata dal maestro del brivido sembra un'autocelebrazione di  un Argento del passato e di un regista che non è più quello talentuoso  di un tempo. Il film si avvale soprattutto di una bella scenografia cupa, tipica di Argento, che funziona ma non è incisiva e inquietante come quella della Torino anni 70 in cui ambientò Profondo rosso. La sceneggiatura  ha degli elementi che di per sé sono interessanti ma non vengono rappresentati dignitosamente.

Occhiali neri è un film che fin dall'inizio non aveva creato enormi aspettative e si conferma un fallimento. Quello che è più triste è vedere un maestro come Dario Argento ridursi a questi livelli. Molto probabilmente ha ragione Quentin Tarantino quando dice che un regista dopo il decimo lungometraggio dovrebbe interrompere la propria carriera.

Diana, come si sente? - Non lo so, è tutto buio.

1,5/5


 

 

   

   

"Qualcosa di favoloso", di Alexis Hall

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