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lunedì 31 ottobre 2022

Il colibrì

  

TITOLO: Il colibrì

GENERE: Drammatico

ANNO DI PRODUZIONE: 2022

PAESE DI PRODUZIONE: Italia, Francia

REGIA: Francesca Archibugi

CAST: Pierfrancesco Favino, Kasia Smuntiak, Berenice Bejo, Laura Morante, Benedetta Porcaroli, Sergio Albelli,  Massimo Ceccherini, Fotinì Peluso, Francesco Centorame, Pietro Ragusa, Valeria Cavalli, Nanni Moretti, Rausy Giangarè, Niccolò Profeti, Elisa Fossati, Lorenzo Mellini, Matilda Grace Mellini, Marlo Di Castro

DURATA: 126 Minuti

 

TRAMA

Il colibrì racconta la vita di Marco Carrera, che viene da sempre soprannominato il colibrì, una vita di coincidenze fatali, perdite e amori assoluti. La storia procede secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro, da un'epoca a un altra, in un tempo liquido che va dagli anni 70 fino ad un futuro prossimo. E' al mare che Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Un amore che non verrà mai consumato e  mai si spegnerà, per tutta la vita. La vita coniugale di Marco sarà un'altra, a Roma con sua moglie Marina e la loro figlia Adele. Quando Marco tornerà a Firenze sbalzato via da un  destino implacabile, che lo sottopone a delle prove durissime, a proteggerlo dagli urti più forti troverà Daniele Carradori, lo psicanalista di Marina, che insegnerà a Marco come affrontare i cambi di rotta più inaspettati. 

 

RECENSIONE

Lo sappiamo tutti che i soldi vinti al gioco fanno male molto di più di quelli persi.

Il nuovo film di Francesca Archibugi Il colibrì è tratto dal noto romanzo omonimo di Sandro Veronesi. Il colibrì è un film mediocre, nel quale il solito bravissimo Pierfrancesco Favino sfoggia tutta la sua abilità attoriale. Purtroppo le qualità della pellicola si fermano qui.

Il colibrì è un noioso ritratto di un dramma borghese già visto e rivisto mille volte. All'inizio del film non si capisce bene di cosa tratti la sceneggiatura, e quando verso la metà lo si comprende, si capisce che la storia, per come è stata riadattata, porta il film ad essere inconcludente. La pellicola è cosparsa di flashback e flashforward che la rendono confusa, e risultano soltanto una forzatura inutile.

 

Sei il paragone di ogni relazione che ho avuto, ma siccome la nostra non esiste vince sempre.

 Francesca Archibugi aveva già dimostrato in passato il suo interesse per raccontare la decadenza sentimentale della borghesia, come ad esempio nel film  Il nome del figlio, che è una pellicola più riuscita di questa. Uno dei grandi limiti della sceneggiatura del film è che si concentra troppo sul raccontare il vissuto del protagonista e trascura i coprotagonisti e i personaggi secondari, non dando loro il giusto credito e così facendo  alimenta la monotonia che il protagonista finisce per esprimere.

Il nuovo film della Archibugi è un'occasione decisamente sprecata e parzialmente salvata solo dalla bravura di Favino, che a parte la prova di Berenice Bejo, per lo più si confronta con un cast di bravura nettamente inferiore alla sua. Il resto del film non esiste.

Pensi davvero che questo sacrificio cambi qualcosa?

 

1/5


 
 

      

 

 

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