TITOLO: Quello che tu non vedi
TITOLO ORIGINALE: Words on bathroom walls
GENERE: Young Adult con romance FM, Drammatico
ANNO: 2020
REGIA: Thor Freudenthal
CAST: Charlie Plummer, Taylor Russell, AnnaSophia Robb, Walton Goggins, Andy Garcia, Molly Parker, Devon Bostick, Beth Grant, Lobo Sebastian, Jared Bankens, Drew Scheid, Andrew Whitten, Peyton Belcher, Cruz Abelita, Aaron Dominguez, Reinaldo Faberile
PAESE DI PRODUZIONE: USA
DURATA: 111 Minuti
DISTRIBUZIONE: Amazon Prime Video
TRAMA
Adam soffre di allucinazioni visive e vive circondato da amici immaginari che si presentano nei momenti meno opportuni. Espulso a metà del suo ultimo anno di liceo a causa di un incidente durante la lezione di chimica, si trasferisce in una scuola privata per finire l’anno. Adam ha poche speranze di riuscire ad adattarsi e vorrebbe solo mantenere il segreto sulle sue continue visioni fino a quando non prenderà il diploma e potrà iscriversi all’università di cucina. Ma quando incontra Maya, schietta e tremendamente intelligente, scatta un’intesa istantanea alla quale non potrà resistere. Man mano che la loro storia d’amore diventa più importante, lei lo spinge ad aprire il suo cuore e a non chiudersi nella sua condizione. Grazie all’amore e al sostegno sia della sua ragazza che della famiglia, Adam lotta per la prima volta per uscire dal tunnel e per fronteggiare le sfide che lo attendono.
RECENSIONE
Quando ti ho conosciuto ho pensato: "Forse è solo uno strano". Ma non è così, c'è qualcos'altro.
La settimana scorsa vi ho parlato dell'ironico e toccante romanzo di Julia Walton, e oggi è arrivato il turno della sua trasposizione cinematografica. Ho già descritto abbondantemente la trama nell'episodio precedente, perciò andiamo subito al sodo. Nonostante le molte differenze, come l'omissione di alcuni episodi e personaggi e l'inserimento di una svolta completamente diversa, devo ammettere di aver preferito il film al suo romanzo omonimo, perché presenta molti più elementi positivi, a cominciare dall'ottimo cast. Spiccano su tutti il giovane Charlie Plummer, che con la sua capacità di rendere al meglio sia l'ironia sia i momenti di crisi di Adam si è confermato uno dei talenti più promettenti della sua generazione, e sua maestà Andy Garcia, nei panni di un prete empatico e fuori dagli schemi che, contrariamente al romanzo, in cui ha un ruolo più marginale, si rivela una figura di fondamentale importanza per il protagonista.
Un altro aspetto positivo è il modo in cui è stata trattata la schizofrenia, senza pietismi ma con tanta cura, freschezza e originalità. Il fatto che Adam, durante le sedute con lo psicoterapeuta, parli direttamente in camera, crea un maggior senso di coinvolgimento e di empatia negli spettatori. Inoltre, gli "amici immaginari" hanno molto più spazio, e gli episodi allucinatori e dissociativi vengono resi in modo ottimale, spaziando tra l'ironia e le atmosfere dark da film dell'orrore.
Il mio più grande fallimento è stato nascondermi dalle persone che amo, per aver creduto alla voce nella mia testa quando provava a dirmi che rovino le loro vite, per averle creduto quando provava a dirmi che sono troppo difettoso per essere amato da qualcuno.
Come nel romanzo, la storia d'amore tra Adam e Maya è semplice e deliziosa, e pur presentando alcuni elementi tipici delle commedie romantiche adolescenziali, non è il focus principale, al contrario di ciò che purtroppo fanno pensare la locandina e il titolo italiano. Anche qui a far da protagonista è la convivenza del protagonista con la sua schizofrenia, accompagnata dalla paura di ferire le persone che ama e dal desiderio di vivere una vita per quanto possibile normale, realizzando il suo sogno (ancora più accentuato) di diventare uno chef.
Ma la cosa che più di ogni altra mi ha fatto preferire il film è l'ultima parte. Se il libro, pur avendo un lieto fine, lascia diverse questioni in sospeso, qui il finale è ancora più positivo e pieno di speranza. e presenta una maggior esplicitazione dei messaggi che entrambe le opere vogliono trasmettere: le persone non vengono definite dalla loro malattia, non bisogna mai aver paura di chiedere aiuto, e l'amore non risolve tutti i problemi, ma senz'altro aiuta.
In conclusione, non lasciatevi ingannare dalle apparenze offerte dalla locandina, dal titolo e dal target a cui il film è rivolto. Dategli una possibilità, e non ve ne pentirete. Buona visione!
Sono Adam, e ho una malattia. Non sono la malattia.
VOTO: 4,5/5
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