TITOLO: Voglio mangiare il tuo pancreas
TITOLO ORIGINALE: Kimi no suizou wo tabetai
TITOLO IN KANJI: 君の膵臓を食べたい
STORIA: Yoru Sumino
MANGA: Izumi Kirihara
ANIME: Shin’ichiro Ushijima
LIVE ACTION: Sho Tsukikawa
PAESE: Giappone
“Voglio mangiare il tuo pancreas”. Con questa frase comincia la storia del rapporto fuori dall’ordinario tra Sakura Yamauchi e il suo compagno di classe, il narratore degli eventi, sul quale si focalizza il punto di vista. Una storia d’amore? Una storia di amicizia? Niente che sia definibile con parole e concetti semplici. Un romanzo autobiografico (adattato in un manga di due volumi e trasposto in due film), che racconta l’esperienza del protagonista nelle dinamiche del suo rapporto con Sakura, la quale è segretamente afflitta da una malattia terminale al pancreas.
Vivendo la sua vita quotidiana, il narratore (di cui non riveliamo il nome per coerenza con la trama) scopre per puro caso il segreto di Sakura, e da quel momento in avanti egli diventa oggetto d’interesse per la compagna, che gli starà spesso dietro, trascorrendo con lui dei momenti in cui imparano entrambi a conoscersi, e soprattutto lui apprenderà da lei, riscoprendo l’importanza e il piacere di assaporare ogni attimo della vita, grazie al carattere esuberante della ragazza, che affronta la propria malattia e la consapevolezza della sua sorte a testa alta, ridendo e scherzando, e cogliendo ogni cosa bella che la sua breve vita le offre. Fra i due s’instaura un rapporto pieno di sfumature, ma è proprio questo che lo rende bello. È un rapporto che non trova il suo compimento in uno sviluppo amoroso, eppure non si può definire nemmeno amicizia, poiché, considerando il contesto delle vicende, non è certo cosa da poco che un ragazzo e una ragazza si frequentino così tanto senza avere approcci romantici. Questo è uno dei motivi per cui quello che c’è tra i due non è visto di buon occhio dai compagni di scuola, in specie da Kyoko, la migliore amica di Sakura, che è molto protettiva e non si fida del ragazzo, il quale ha un carattere molto introverso, ragion per cui viene considerato strano dai coetanei.
Il nome della ragazza, Sakura, è lo stesso del fiore di ciliegio, il fiore che è rappresentativo del Giappone e il quale viene spesso associato alla caducità della vita, delle cose effimere, come la bellezza. Per tale motivo il personaggio viene chiamato con questo nome, dato che essa si ritrova a dover vivere una vita breve, una vita che tuttavia lei prende in tutto il suo splendore e ride in faccia anche alla morte. Ma come ogni fiore, Sakura ha anche le proprie fragilità. Una fragilità che fino all’ultimo momento non traspare, tranne quando, mentre gioca ad obbligo o verità col narratore, confessa di avere in realtà una paura tremenda di morire. Vivendo gli eventi della storia, noi vibriamo con le emozioni del narratore, nel quale ognuno di noi si può riconoscere, in quanto spesso dimentichiamo la preziosità della vita e il fatto che un giorno anche noi dovremo morire. Vedendo i comportamenti di Sakura noi possiamo provare una grande stima per il suo modo di atteggiarsi di fronte alla propria situazione, ma al tempo stesso anche compassione, perché intuiamo quanto dolore lei nasconda dietro la sua allegria.
Siamo inoltre portati a sentirci intrigati di fronte al rapporto fuori dagli schemi di Sakura e del narratore, poiché non è difficile porsi delle continue domande, chiedendoci come andrà a finire fra loro. Secondo Sakura ogni cosa comincia con una scelta, per cui ella non crede che il suo incontro col narratore sia stato solo un caso o la sorte, ma qualcosa che è nato dal bisogno inconscio del ragazzo di trovare un’àncora di salvezza, qualcosa per cui valesse davvero la pena di vivere, nella sua vita solitaria e monotona. Lo scrittore Paulo Coelho afferma che “Le persone s’incontrano quando ne hanno bisogno”, e il rapporto fra i due ragazzi rispecchia questa visione. Entrambi infatti, indipendentemente da quale definizione si possa dare alla loro relazione, avevano bisogno l’uno dell’altra, lui per cercare un senso alla propria esistenza, e lei per avere accanto qualcuno che, pur sapendo il suo segreto, la trattasse normalmente senza provare pena. Sebbene Sakura nasconda la propria malattia agli amici per non farli stare male, tuttavia la bugia le pesa e il narratore diventa dunque l’unica persona di cui sa di potersi fidare per davvero.
Una storia drammatica, che tuttavia ci fa divertire, oltre a farci piangere. Ed è proprio la risata che la rende unica, perché ci fa ricordare il valore della vita facendocene vedere i lati belli, invece di darci tristezza per la sorte di Sakura. E proprio come lei, anche noi possiamo affrontare la consapevolezza della morte semplicemente assaporando ogni momento che viviamo, vedendone i lati belli, cosa che non è sempre facile, perché le preoccupazioni molte volte ci assalgono, e ci fanno dimenticare il presente.






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